Una doppia sfida: la storia di due fratelli

“Giocare a calcio mi piace molto, Special Olympics mi regala forti emozioni, per me è un grande onore farne parte, è soprattutto un gran divertimento. Special Olympics mi ha cambiato la vita, mi ha dato la possibilità di viaggiare in Italia e nel mondo. In futuro vorrei fare il pasticciere.” Francesco.

“Lo sport mi ha cambiato tantissimo, mi sento più sano nel corpo e nella mente, mi aiuta ad allenare la concentrazione. Dello sport unificato mi piace il fatto di essere una squadra, con i partner ci si aiuta e c’è equilibrio. 
Una volta a scuola ho partecipato ad una gara di cocktail e in futuro mi piacerebbe diventare un barman.” Andrea.

 

L’inizio

Francesco e Andrea, Andrea e Francesco, sono due fratelli, sono due gemelli omozigoti e sono identici. Sono belli, alti, mori, con il fisico atletico, un gran bel sorriso sul viso ed hanno, entrambi, una disabilità intellettiva riconducibile allo spettro autistico.

“Andrea e Francesco oggi hanno quasi 24 anni – racconta il papà –  quando sono nati io lavoravo come operaio, facevo i turni, e  mia moglie era  casalinga.  
Affrontare la nascita di due gemelli con una disabilità intellettiva importante ci ha messo a dura prova ed in evidente difficoltà. Nessuno ti insegna ad essere genitore nè tantomeno ad essere il padre e la madre non di uno ma di ben due figli con necessità particolari.

La nostra vita da allora è cambiata, probabilmente non nel modo in cui ci aspettavamo, ma non ci siamo mai lasciati abbattere dallo sconforto, eravamo e siamo tutt’ora molto uniti e ci siamo fatti coraggio l’un l’altra, affrontando le difficoltà quotidiane giorno per giorno, con collaborazione ed organizzazione. Un sostegno importante è arrivato anche dai “nonni”, i nostri genitori da cui abbiamo evidentemente ereditato il temperamento forte e determinato. Anche loro, come noi, si sono rimboccati le maniche rendendosi disponibili, nel week-end, ad occuparsi dei bambini, in modo da donarci un pò di libertà e di tempo per noi. 

 

Gli altri

In ogni caso voglio dire che siamo stati dei genitori fortunati. Andrea e Francesco sono sempre stati due bambini tranquilli, molto legati tra di loro. Inseparabili fin dalla più tenera età tanto che, quando è arrivato il momento di affidarli all’istituzione scolastica,  ci hanno consigliato di separarli per permettere ad ognuno di conoscere ed esprimere la propria individualità. In fondo sono anche diversi – continua il papà- Andrea ha sempre avuto un carattere più forte, determinato. Francesco, invece, è più tranquillo e affabile. 

Proprio durante gli anni della scuola elementare si sono fatti più evidenti i primi problemi di relazione, legati soprattutto alle difficoltà di  linguaggio. Erano abituati a parlare, ad esprimersi e a confrontarsi solo tra di loro. Difficilmente si rivolgevano a noi genitori o agli altri, in generale. Nonostante questo limite evidente sono sempre andati volentieri a scuola, dalle elementari  fino all’istituto alberghiero. A onor del vero, con i propri coetanei hanno sempre trovato il modo di socializzare e non hanno mai subito pregiudizi o discriminazioni. Il fatto di essere in due ed essere molto legati tra loro, però, non li ha stimolati molto ad aprirsi verso l’esterno, hanno sempre passato la maggior parte del loro tempo libero insieme o in famiglia. Il loro passatempo preferito sono i videogames, le partite a scala 40 in famiglia e il cibo! Andrea e Francesco mangiano tanto e amano sperimentare diversi sapori. 

Oggi stanno portando avanti un’esperienza di tirocinio presso un Hotel Ristorante e sono cambiati: sono finalmente in mezzo alla gente, quindi sono in qualche modo costretti a mettersi in gioco e a dimostrare le loro capacità relazionali. 
In fondo sono già “allenati” a farlo.

Fin da piccoli frequentano il Consorzio Intercomunale Servizi Sociali di Chivasso. Qui, grazie ai servizi dedicati alle persone con disabilità, i nostri figli sono diventati due atleti Special Olympics. 

Lo sport che dona continue sorprese

Nella loro vita lo sport è sempre stato importante, lo amano e lo hanno sempre praticato con  ottimi risultati. Dal nuoto alla pallacanestro, dallo judo allo sci, dall’atletica al calcio; si sono cimentati in molte discipline con la curiosità e la determinazione, con il desiderio di prendere coscienza delle proprie capacità. Ed è straordinario vederli gioire e stupirsi, ogni volta, riscoprendo capacità inaspettate. Con Special Olympics si sentono bene, si sentono forti e protagonisti. 

La sorpresa è anche nostra,  a dire il vero, di noi genitori. Non credavamo affatto che i nostri due ragazzi potessero fare sport. Non solo, non pensavamo potessero riuscirci raggiungendo anche dei buoni livelli di abilità. La sorpresa poi non riguarda solo lo sport, perchè questo è diventato nel tempo uno strumento che gli ha permesso di vivere esperienze straordinarie e importanti come i Giochi Mondiali Estivi Special Olympics a Los Angeles, nel 2015.  E’ qui che, più che in ogni altra trasferta, hanno acquisito ottime competenze relative ai viaggi, hanno imparato a prendersi cura delle loro cose ed hanno avuto l’opportunità di vivere per un po’ anche molto lontano dalla famiglia. Noi genitori li abbiamo lasciati andare con fiducia, certi che se la sarebbero cavata alla grande come in fin dei conti è stato. Abbiamo un pò sofferto la loro mancanza in casa in quei giorni, ma ne è valsa certamente la pena. Oggi siamo due genitori pieni di orgoglio.

Guardando al futuro, la nostra speranza è che entrambi continuino a fare sport, vorremmo vederli sempre impegnati, magari anche con un lavoro che riempia il tempo vuoto. Tutto ciò a patto che facciano sempre qualcosa che gli piaccia.

Come credo valga per tutti i genitori, vorremmo che i nostri figli fossero semplicemente sempre felici e soddisfatti di loro stessi.

 

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