Stefano Codega, l’atleta che ama correre…

“A 16 anni Stefano sapeva solo in parte nuotare e non aveva idea di cosa fosse correre”. Il ricordo di Giulia, mamma di Stefano Codega, affonda le radici a una quindicina di anni fa, quando il figlio terzogenito frequentava il centro di formazione professionale consortile di Lodi e il lavoro con i suoi tecnici del Team Special Olympics “No Limits” con altri Atleti come lui era appena cominciato. 

Oggi il 31enne Stefano Codega da Dresano non solo ha imparato a correre ma, dopo aver mietuto successi in numerose discipline sportive, è anche pronto ad affrontare la mezza maratona dei Giochi Mondiali Special Olympics, in programma a Los Angeles dal prossimo 25 luglio a 2 agosto.
Che la base di lavoro fosse buona Stefano l’ha dimostrato in diverse occasioni anche correndo da solo, senza nessun coach a dettargli i ritmi in bicicletta e senza la collaborazione di altri compagni d’avventura. Spesso arriva al traguardo con ancora tanta energia; si allena 4 volte alla settimana, attraverso anche le ripetute da 200 a 1000 metri. E’ bravo a gestire le distanze, meno il ritmo della corsa ma i suoi tempi fanno invidia a molti corridori amatoriali. 
Un Atleta polivalente che gioca anche a pallacanestro e che in passato ha collezionato medaglie in discipline completamente diverse. “Iniziò con il nuoto – ricorda il suo tecnico Alessandra Sanna – per poi passare all’atletica, partendo dallo sprint per poi raggiungere il mezzofondo. Tra i prestigiosi risultati ottenuti, anche il podio nel tennistavolo ad una manifestazione internazionale in Romania nel 2005 e nel tennis, con l’oro nel singolare ed il bronzo nel doppio, ai Giochi Mondiali del 2007 a Shanghai“. 

A prescindere dal passato polisportivo vincente e da quello che accadrà a Los Angeles, Stefano ha già comunque vinto una gara molto importante. A raccontarlo è proprio la mamma Giulia: “Lo sport per lui è stato terapeutico. L’ha reso pù tranquillo, ne ha aumentato l’autosufficienza, ora ascolta di più chi gli sta attorno ed ha imparato ad accettare le frustrazioni. In passato avevamo provato anche la psicoterapia, ma sul piano dell’efficacia non c’è stato paragone. Lo sport per noi è tutto. Lo sport è medicina, supporto ed è un sogno: Il prossimo si chiama Los Angeles“.

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