Eugenio Natali, classe 1997, ha compiuto da poco 27 anni. “Espansivo e socievole, fa amicizia in fretta, ha una gran parlantina, attacca bottone con tutti. Gli piace uscire a cena fuori, la pizza, il pub…è difficile tenerlo dentro casa” con queste parole papà Alberto inizia a raccontarci la storia di Eugenio.
Lo sport
Quando aveva 5 anni arriva la diagnosi di Sindrome di Williams. “A quel tempo ancora non lo sapevamo. Eugenio aveva un ritardo nell’apprendimento e per questo ha frequentato un anno in più di scuola dell’infanzia. Ci sembrava più corretto lasciarlo in un ambiente protetto.”
La sua carriera sportiva inizia in un team Special Olympics di canottaggio “IRIS” a Firenze a 40 km da casa. Iniziano le gare, le trasferte e le amicizie. “Di quel periodo abbiamo ricordi bellissimi. Ancora oggi si vanta di una bellissima medaglia d’oro conquistata nel 2012 a Venezia, dopo la parata in piazza San Marco”. Oro che lo riempie di orgoglio: “Eugenio è molto competitivo. Si finge sportivo, ma adora vincere” ci racconta Alberto col sorriso.
Nel frattempo Special Olympics cresce e durante le scuole superiori Eugenio riesce a trovare un Team sul territorio per allargare le sue attività sportive. Inizia così a praticare calcio, basket, pallavolo e beach volley.
Ma a 17 anni, purtroppo, un intervento al cuore lo costringerà ad abbandonare gli sport più faticosi per non correre rischi eccessivi. “Nonostante fosse in cura costante per monitorare le sue condizioni cliniche, è proprio grazie a una visita medico sportiva per gareggiare con Special Olympics che si sono accorti delle problematiche cardiache. Oltre a sostenerlo da un punto di vista sociale e personale, Special lo ha aiutato anche da un punto di vista sanitario.”
D’accordo con i medici, lascia quindi il canottaggio e il calcetto e si dedica esclusivamente alla pallavolo e al beach volley. “Meglio comunque un po’ di sport che non farlo del tutto, ci disse il cardiologo. Ora andrà in Germania a fare un torneo internazionale di beach volley!”
L’autonomia
“Abbiamo lavorato molto sull’autonomia”. Oggi Eugenio prende l’autobus da solo e riesce a muoversi bene sul territorio. “A volte incontra compagnie poco raccomandabili, ma questo è il mondo. Per fortuna ha le amicizie che ha costruito grazie a Special Olympics” continua papà Alberto. “Special è un bacino di rapporti sani e di persone che gli vogliono bene e ci stanno volentieri con lui. È l’ambiente più bello che sta frequentando. Si sentono, a volte escono. Ha delle amicizie che coltiva fin dalle scuole medie”. Lo sport diventa motivo di aggregazione, interesse comune, che li porta a sviluppare e mantenere amicizie sane e profonde.
Oggi Eugenio lavora in una startup Fody Fabrics di Pistoia che ricicla prodotti di scarto delle aziende tessili di Prato e produce coperte per senzatetto, tessuti per canili, gadget per banche e imprese. Inoltre è impegnato con lo staff di “ComìComè” su un “trailer” per lo street food alle fiere, alle cerimonie, alle sagre di paese, un’attività gestita dalla Fondazione Mai Soli Onlus, di cui anche Alberto fa parte. “Come finiscono le superiori questi ragazzi rimangono soli. Sono sempre i genitori che devono mettersi in gioco: dobbiamo essere noi imprenditori dei nostri figli. Magari con progetti sperimentali che poi gli enti pubblici dopo qualche anno prendono in gestione. Ma deve partire sempre da noi. È bello avere al nostro fianco un’organizzazione come Special Olympics che offre alternative concrete senza bisogno di troppe spiegazioni”.