Il racconto di mamma Carla
Francesco è nato a Cesena il 23 Febbraio del 1999. Io e mio marito Fabrizio non eravamo lì con lui in quel momento, Francesco è arrivato nella nostra casa quando aveva all’incirca un mese di vita.
Era bellissimo – lo è tuttora – con i suoi lineamenti delicati, gli occhi chiari ed un bel sorriso. Con il suo arrivo si è coronato il nostro sogno di diventare genitori. Si, perché diversi medici ci avevano detto che non potevamo avere figli. Abbiamo così scelto di intraprendere il percorso per un’adozione prendendo alla lettera una “sentenza” che poi, solo un anno dopo, è stata smentita dall’arrivo del nostro secondo figlio, Giacomo.
Al momento dell’adozione Francesco non aveva una diagnosi, eravamo completamente ignari dei problemi che, con il tempo, sarebbero emersi. Il nostro bellissimo bambino faticava a crescere come facevano i suoi coetanei. Tardava a camminare, a correre, a parlare soprattutto. La logopedia è stata una terapia che ci ha accompagnato per 6 anni.
La diagnosi di disabilità intellettiva è risuonata per la prima volta telefonicamente, dalla bocca della psicologa che ci ha seguito nel percorso istituzionale dell’ adozione. Al dolore per il significato di quelle parole si è unito quello, ancor più forte se possibile, per la modalità con cui sono state espresse: ricordo come fosse ieri la freddezza e la distanza con cui ci è stata riferita la condizione che da li in poi ci ha cambiato letteralmente la vita. Francesco ha una disabilità intellettiva relazionale. In parte potrebbe essere stata causata anche dal trauma dell’abbandono subito, fatto sta che, da quel momento in poi, abbiamo scoperto che Francesco è un vero lottatore e anche noi, nonostante lo sconforto iniziale, le difficoltà di gestione, le mille paure per il futuro, lo siamo diventati grazie a lui.
La scuola e il disegno
Francesco, anche a causa delle adenoidi, parlava poco e quel poco non era comprensibile. Questo, specie negli anni delle scuole elementari e medie, ha creato tanta distanza tra lui e i suoi coetanei. Forse non era pronto, era isolato, non aveva amici, non veniva nemmeno invitato alle feste.
Francesco ha frequentato poi il liceo artistico, dove per poterlo inserire ho dovuto recarmi al nostro Comune di residenza per ottenere le necessarie ore dell’educatore affinché potesse studiare al meglio e alla pari dei suoi compagni. Qui è maturata la sua passione per il disegno. Le insegnanti ci avevano incoraggiato confermando ciò che avevamo già notato in famiglia: Francesco possiede un tratto particolare quando si esprime attraverso il disegno e che si caratterizza con la sua scrittura.
Alcuni disegni di Francesco hanno ispirato le cartoline di San Valentino realizzate per sostenere Special Olympics.
Lo Sport
Abbiamo dovuto attendere le scuole superiori e l’arrivo di Special Olympics per assistere alla sua “esplosione di autonomia, di capacità e di autostima” così mi piace chiamarla. Francesco è entrato a far parte del Team Special Olympics ASD Caos Bologna all’età di 17 anni. Il suo sport è l’Atletica leggera.
È una gioia immensa vederlo gareggiare, misurarsi e vincere ogni volta i suoi limiti. Grazie a Special Olympics ha avuto l’opportunità di scoprire non solo le sue abilità fisiche e di temperamento, ma anche il significato dell’amicizia, l’importanza della relazione con gli altri e la cosa bella è che gli piace, gli piace tantissimo. Oggi è completamente a suo agio quando si trova in mezzo alla gente, in particolare agli altri Atleti, ai volontari, agli straordinari Atleti Partner dello sport unificato che è il fiore all’occhiello di Special Olympics, e non ultimo, alle volontarie, di cui in particolare nell’ultimo periodo, gradisce la compagnia. Sembrano davvero molto lontani i tempi in cui rimaneva isolato ed in silenzio, ora è diventato un ottimo oratore.
A Montecatini, sede dei Giochi Nazionali Estivi organizzati nel 2018, Francesco ha gareggiato nel lancio del peso e una sua bella fotografia è apparsa poi nel Report annuale di Special Olympics Italia in rappresentanza di quella disciplina. Una bella soddisfazione!
Oggi Francesco è cresciuto, ha sviluppato un buon senso dell’orientamento ed è in grado di viaggiare da solo prendendo anche l’autobus. È capitato, una volta, che si perdesse ma mi ha telefonato. In genere, da vero lottatore e Atleta quale è, non ama essere aiutato, piuttosto ama sbrigarsela da sé e noi, con altrettanto coraggio, abbiamo sempre assecondato questo suo desiderio.
Certo, con l’arrivo dell’adolescenza, ci ha fatto anche domande scomode a cui non è stato semplice rispondere come ad esempio:
“Perché io non ho la fidanzata?” o domande sulla sua famiglia di origine perchè Francesco sa di essere stato adottato e, come noi, non conosce nulla riguardo i suoi genitori tanto che, di comune accordo, quando è stato necessario abbiamo deciso di trovare, un nome di fantasia per la mamma che lo ha portato nella pancia.
La riflessione
Quando è arrivato Francesco ho impiegato diverso tempo per legarlo a me come madre e, quando ho capito di esserci riuscita, ho lavorato in senso opposto cercando di “staccarlo” per renderlo il più possibile autonomo. Ho incontrato tante persone nella mia vita che mi hanno espresso vicinanza e ammirazione, quest’ultima penso in qualche modo di non meritarla dal momento che non abbiamo scelto con piena consapevolezza questa adozione rivelatasi poi “speciale”. Io e mio marito volevamo semplicemente un figlio.
Alla fine ne sono arrivati due, con percorsi diversi e a poca distanza l’uno dall’altro, ognuno con le proprie peculiarità e le sue difficoltà,ma si amano, litigano e si vivono come fratelli ma questa è un’altra storia.