“Alessandro è la dimostrazione che non bisogna arrendersi mai”

La storia
È il giorno di Natale del 1989 quando mio marito ed io viviamo la gioia di vedere e stringere tra le braccia, per la prima volta, il tanto desiderato bambino. Ha 12 giorni di vita, occhioni neri, colorito abbronzato, la testa rasata con segni di iniezioni; tremore generalizzato. 
Dopo l’emozione e le lacrime di gioia, lo sconforto e la preoccupazione; Alessandro ha seri problemi di salute: epilessia e probabile lesione cerebrale. Ci viene data la possibilità di scegliere: tenere il bambino o rifiutare l’adozione.
In quel momento, Giancarlo ed io ci guardiamo negli occhi gonfi di lacrime e guardiamo quel piccolo angioletto color cioccolato, nessun dubbio! Se Alessandro ha delle difficoltà, avrà ancora più bisogno di noi, è nostro e lotteremo con lui e per lui, con tutte le forze!
Passiamo anni tra ospedali, esami, farmaci, fisioterapie e pellegrinaggi, sempre con le martellanti parole di alcuni medici che ci consigliavano di iniziare le pratiche per un’altra adozione, perché questo bambino difficilmente avrebbe potuto sopravvivere.
A 6 anni inizia la scuola elementare ed è a quel punto che dobbiamo prendere atto del fatto che quelle maledette crisi epilettiche hanno lasciato strascichi alle normali funzioni cerebrali. Diventa grande, non ha capacità ed abilità alla pari dei suoi coetanei, ma fa progressi; l’emiparesi destra migliora, le crisi plurigiornaliere, con gli anni, cessano e i farmaci vengono sospesi. Quella brutta malattia è stata sconfitta, ma ha lasciato un segno indelebile del suo passaggio: l’impossibilità di poter leggere e scrivere.
Nel frattempo nella nostra famiglia arriva Simona, la sorellina che stimola, aiuta e ama Alessandro. 

Lo sport
Noi genitori non ci arrendiamo; dopo le scuole elementari e le medie, Alessandro frequenta una scuola professionale, dove conosce Davide un ragazzo che lo convince a provare a giocare a pallacanestro.
Nasce così subito in lui una vera e propria passione per questo sport, tanto che entra a far parte di un Team Special Olympics, la Briantea 84 di Cantù.
È un pò goffo, usa male e poco il lato destro del corpo, inciampa nei suoi piedi, ma a lui piace tanto giocare e si diverte tentando qualche canestro che raramente centra.
Grazie agli insegnamenti degli allenatori e al sostegno dell’instancabile Elena, diventa, negli anni, un bravo giocatore. Il nostro piccolo uomo, nonostante le difficoltà, è molto volenteroso e diligente; così come non si è mai rifiutato di eseguire i compiti scolastici, con tenacia non salta nemmeno un allenamento.
Ale ha lottato sempre, è stato sempre forte, nelle difficoltà scolastiche, nell’integrazione con i compagni, nell’approccio allo sport, ma soprattutto forte quando, a 19 anni, convive con la malattia e la prematura morte del padre. Una perdita che lo ha reso ancor più maturo e responsabile. Ricordo come affrontò i giorni precedenti il funerale del padre, mai una lacrima, mi abbracciava e mi faceva coraggio, consolava la sorella, non traspariva dolore; lui sentiva di essere diventato l’uomo di casa. Faceva il forte, ma ogni mattina trovavo una sedia accanto al papà, lui passava la notte ad accarezzarlo, a parlargli e quegli occhi rossi non nascondevano le lacrime versate nella solitudine del suo dolore.
Ora ha 25 anni e un fisico atletico. Svolge il lavoro con entusiasmo e dedizione, la palestra e il basket sono le sue principali ragioni di vita, una vita di sacrifici senza mai arrendersi, superando grandi prove, guardando avanti con la gioia di sorridere sempre. 

Il sogno
E poi, la più grande ed inaspettata emozione arriva a Novembre 2014 quando gli comunicano che è ufficialmente convocato a giocare nella Nazionale Special Olympics Italia per disputare i Giochi Mondiali a Los Angeles. Un’esperienza unica, un sogno che si avvera!
I complimenti dei compagni di squadra, di parenti ed amici lo imbarazzano e timidamente si mostra felice ed orgoglioso.
Alessandro è ragazzo con una grande forza di volontà, che lotta quotidianamente con i propri limiti per dare sempre il meglio, corretto ed educato al rispetto del prossimo, abile nel trovare strategie che ti permettano di superare le tue difficoltà. 
Così nel 2015 è tornato nel suo Continente a testa alta, dimostrando che ce l’ha fatta, che si è guadagnato la partecipazione a un evento molto prestigioso. Gran bella soddisfazione, alla faccia di tutte le montagne scalate; ora finalmente si vede il sole!

Le partite da giocare sono ancora tante, vai Alessandro! Sii la dimostrazione che mai e poi mai bisogna arrendersi, che la vita è dura ma tu molto di più! Grazie di esistere! Ringrazio Special Olympics per avermi dato l’opportunità di ricordare e rivivere le emozioni e i momenti fondamentali vissuti con l’arrivo di Alessandro nella mia vita. 

 

(sua madre)

 

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