Michael corre veloce verso i Mondiali di Abu Dhabi

Michael Bertozzi nasce 28 anni fà e per lui i problemi iniziano purtroppo già dal principio, è sottopeso ed è quindi costretto ad una permanenza in incubatrice. Alcuni episodi di emorragie celebrali lo portano ad essere ricoverato nel reparto di neonatologia prenatale dove i medici sentenziano per lui una speranza di vita limitata ad alcuni mesi.

Si sbagliavano. Ad oggi, alla luce del suo percorso anche sportivo – dicono i suoi genitori –  possiamo tranquillamente sorridere a quella infausta previsione.

All’ottavo mese di vita a Michael gli viene diagnosticata una sordità marcata che si aggiunge alla condizione di disabilità intellettiva che già aveva portato alla sua famiglia ansia e preoccupazione per il suo presente ed il suo futuro. Michael reagisce a tutte queste sfide che la vita gli mette di fronte ed inizia la scuola di audio fonetica, una realtà all’avanguardia nel trattamento di soggetti sordomuti.

Con l’aiuto delle protesi acquisisce una discreta padronanza di linguaggio e trascorre serenamente gli anni della scuola elementare senza incontrare particolari difficoltà con i suoi compagni di classe che, pur percependo in lui una “diversità”, lo accolgono con estrema semplicità e spontaneità. Crescendo le sfide aumentano e si fanno più complesse mentre il suo carattere si forgia.

Michael ha due sorelle rispettivamente di 25 e 9 anni. Con la più piccola, assume atteggiamenti protettivi e di complicità mentre con la più grande emergono conflitti. Il problema ipoacustico ha provocato l’insorgenza di una instabilità di carattere, Michael si sente spesso escluso proprio per la sua oggettiva difficoltà nel sentire. La supera parzialmente quando gli altri hanno l’accortezza di rivolgersi a lui parlando lentamente e guardandolo in modo da consentirgli di leggere il labiale.

Al termine della scuola Michael entra subito in una cooperativa sociale, in un servizio di formazione all’autonomia dove trascorre ben 9 anni con un tirocinio che, purtroppo, è terminato senza l’atteso sbocco lavorativo.

 

LO SPORT, UNA RAGIONE DI VITA

Michael scopre l’ A.S.D. Bresciana Non solo Sport Onlus, Team Special Olympics, nel 2009 ed è subito amore, le sue caratteristiche fisiche gli consentono di cimentarsi in qualsiasi disciplina sportiva. Inizia così una nuova avventura. 

Prova a gareggiare nell’atletica e non ha più smesso di correre, in particolare  nelle competizioni di velocità realizza tempi a dir poco eccellenti, prova lo sci di fondo e le sue performance sono ottime, diventa un’altra sua specialità anche il triathlon dove soprattutto nel nuoto scopre di riuscire senza alcuno sforzo. Michael non si ferma, prova anche gli sport di squadra: si mette in gioco nella pallacanestro e nel rugby, il suo ruolo  è apprezzato da tutti, coach e compagni  di squadra. Il tempo in cui sentirsi escluso dal mondo è finito, con Special Olympics Michael è oggi parte integrante, un protagonista.

L’agilità e la velocità Michael le ha nel sangue e ora esiste finalmente un mondo capace di farlo esprimere in tutta la sua potenzialità, un mondo a misura di Michael in cui potrà scoprire lui stesso e poi dimostrare agli altri tutta le abilità che possiede.

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MICHAEL AI MONDIALI AD ABU DHABI

Quando Michael ha saputo della sua convocazione per i Giochi Mondiali di Abu Dhabi del 2019 dopo un iniziale perplessità, dovuta alla non immediata comprensione di cosa gli stava accadendo, ha fatto propria una felicità da campione ed ora ha grandi aspettative. 

Gareggerà nell’atletica e correrà veloce come il vento. I giornali locali hanno già dedicato articoli alla sua convocazione,  lo hanno posto al centro dell’attenzione di tutta la comunità provocando in lui una crescita in termini di autostima, elemento su cui Special Olympics insiste da 50 anni dimostrando a chi lo dileggiava per il suo strano modo di parlare che lui ha già vinto con la sola convocazione e che è pronto per sorprendere ancora.

La sua famiglia è enormemente felice per questa opportunità, quasi incredula, al punto che si è vista costretta a rivalutare il ruolo del figlio “più fragile”. Michael è forte, forte davvero.

 

 

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