Corsa come metafora della vita e delle difficoltà che si incontrano lungo il suo percorso; la maratona è una corsa affascinante per tanti podisti perché rappresenta, in primo luogo, una sfida con se stessi, con i propri limiti. Una sfida che Luca Colosio, 30 anni, atleta Special Olympics di Brescia, ha vinto affrontando le proprie paure e quel timore di “non essere all’altezza perché diverso dagli altri”. In effetti non siamo tutti uguali, non abbiamo le stesse abilità, la stessa determinazione, ma soprattutto non tutti abbiamo una preparazione tale da poterci svegliare una mattina e pensare di correre più di 42 km semplicemente mettendo un piede davanti all’altro. La partecipazione di Luca Colosio alla CTS New York City Marathon, in programma il prossimo 6 novembre, è il frutto di un percorso, espressione di una volontà, quella di poter, un giorno, essere presente a New York al nastro di partenza ed in modo più profondo crescere e migliorarsi attraverso lo sport, mettendo a dura prova il proprio corpo e la propria mente.
La mamma Martina: “Siamo cresciuti insieme, con la consapevolezza che lo sport è un progetto di vita, un mezzo che apre al mondo”. Io, come mamma, ho imparato a vedere il bicchiere sempre pieno, il lato positivo delle cose; c’è sempre una luce ed è quella che porta la serenità che permette ai nostri figli di stare bene e crederci sempre”.
La determinazione
“Luca si è qualificato per la Maratona di New York a seguito di un lungo iter, ma la sua partecipazione parte da molto lontano. Lui non ha imparato a camminare – racconta la mamma – ma direttamente a correre. Un bambino ospedalizzato incanalato a fare cose che avessero una certa fisicità; esperienze che lo hanno portato a sviluppare un attaccamento morboso nei miei confronti ed una forte iperattività che scaricava proprio attraverso la corsa. Sotto la spinta di neuropsichiatri, abitando molto vicino – ricorda Martina – decidemmo di lasciarlo andare a scuola da solo. Luca, che aveva 10 anni, quel breve tragitto lo faceva correndo. Sempre lo stesso percorso ed in tanti, che ormai lo conoscevano, quando lo incontravano gli dicevano “ma dove corri”, lui rispondeva: “alla Maratona di New York”. Quel sogno, nato quasi per gioco, è diventato, negli anni, un chiodo fisso e noi, in famiglia, a spiegargli che era presto, che prendere parte ad una maratona prevedeva un duro lavoro di preparazione. Luca ha un carattere duro, è sempre stato molto determinato, quando si prefigge un obiettivo lo vuole portare a termine e già allora riuscì a strappare una nostra promessa: “Quando compirai 30 anni faremo di tutto affinché tu possa realizzare il tuo sogno”.
Il sogno realizzato
Luca, che 30 anni li ha compiuti il 3 gennaio scorso, non ha mai dimenticato la promessa perché non ha mai voluto rinunciare al sogno di una vita. “Pensavamo di essercela cavata l’anno scorso – prosegue ironicamente la mamma – quando siamo stati a Los Angeles per assistere ai Giochi Mondiali Special Olympics. Abbiamo messo Luca, che sarà il primo atleta italiano di Special Olympics a partecipare alla Maratona di New York, nelle condizioni di poter impostare un programma di lavoro dettagliato che tutt’ora sta svolgendo con Mario Rumi, tecnico dello stesso Team Special Olympics “Bresciana non solo Sport”, che correrà il 6 novembre, insieme a lui; una condizione essenziale dato che Luca oltre ad essere ipovedente ha il diabete di tipo 1 e dovrà pertanto, durante la stessa maratona, assumere integratori specifici. Condivideranno con Luca questa esperienza anche altri atleti, tra questi alcuni affetti da sclerosi multipla; tutti atleti bresciani che sono stati sostenuti da “Rosa e Associati”, società che opera nel mondo dello sport, della salute e del benessere, e saranno presentati alla stampa, a Milano, il 28 ottobre prossimo”.
Nelle difficoltà, la forza
“Luca ha subito 17 interventi agli occhi, il primo a tre mesi, nell’arco dei primi 8 anni di vita. Esperienze che l’hanno reso talmente forte che – ricorda Martina – in occasione dell’ultima operazione, mentre stringeva la mano dell’infermiere che lo accompagnava in sala operatoria, mi disse “mamma io vado da solo”. Il glaucoma congenito bilaterale gli ha causato, intorno agli 8 anni, la perdita di un occhio. Luca non dormiva se non attaccato al mio collo, non vedeva e le sue difficoltà lo hanno portato ad un attaccamento morboso, ad una continua ricerca di protezione. Ero chiusa in casa nel mio dolore, poi quando ho iniziato a vedere che Luca non aveva più amici ho deciso di abbandonare quello stato di apatia che non faceva stare bene me, la famiglia, ma soprattutto Luca. Mi sono imposta di aiutare mio figlio a “camminare con le proprie gambe” cercando di renderlo più autonomo possibile; è stato difficile per entrambi ma se non lo avessi fatto Luca non sarebbe l’uomo che è oggi. Martina così come il papà Ruggero e la sorella Chiara non saranno con lui a New York: “Ci costa tanta fatica – prosegue la mamma – non essere fisicamente con lui, ma vogliamo che questa esperienza la viva da adulto, con il suo compagno d’avventura”.
Lo sport come mezzo
Già intorno ai 7 anni fu inserito in una polisportiva affinché potesse coltivare la sua passione per la corsa. “La nostra vita è stata ribaltata il giorno in cui, superati gli scetticismi iniziali, Luca iniziò a frequentare una polisportiva all’interno della quale c’erano anche persone con disabilità intellettiva come lui. Luca ha partecipato ai suoi primi Giochi Nazionali Special Olympics, a Lodi, quando aveva 14 anni; lì si è aperto il mondo. Poi la prima esperienza internazionale ai Giochi Europei di Varsavia, nel 2010, dove ha vinto una medaglia d’oro nella staffetta 4×400 ed un argento nel getto del peso. Nel corso del tempo ha partecipato a diverse maratone, in tempi più recenti alla Brescia Art Marathon, nel marzo scorso. Luca lavora da 7 anni in una torrefazione di caffè, a Brescia. Dopo un tirocinio ed un inserimento graduale è stato assunto a tempo indeterminato; si trova benissimo con i colleghi con i quali condivide anche momenti extra lavorativi. La sera, dopo il lavoro, per tre giorni alla settimana vive nella “casa dei campioni”, un appartamento con altri atleti. Nel mezzo, lo sport; Luca si allena ogni settimana e da quando ha saputo della qualificazione alla Maratona di New York ha chiaramente intensificato gli allenamenti. Corre, e a pochi giorni dal sogno rincorso tutta la vita non ha voglia di fermarsi. Ieri ha percorso 29 km in 3 ore e 15 minuti: spalle larghe in modo da estendere al meglio il torace, busto eretto per favorire un ampio movimento delle anche ed una falcata più aperta e lunga, con uno sguardo e il pensiero diretto in avanti: a New York, al traguardo inteso come futuro, visione di uno sport che non conosce limiti, barriere. E’ per questo che Luca la sua corsa l’ha già vinta.