“Il basket mi ha cambiato la vita. Ora non faccio più sport da solo, ho tanti amici che si allenano insieme a me, siamo una squadra”
L’amore per il basket si è rivelata per lui – ricordano i genitori – una delle più efficaci “terapie” che hanno contribuito costantemente al raggiungimento dell’equilibrio interiore, dell’autonomia e della serenità, necessari ad affrontare le difficoltà di ogni giorno, durante il suo percorso di vita.
Le difficoltà iniziali
I problemi sono cominciati intorno ai tre anni e mezzo – racconta la mamma – dopo l’inserimento alla scuola materna, dove Marcello rimaneva piuttosto in disparte, tendeva ad isolarsi ed estraniarsi dalle attività e nel secondo anno di frequenza a farsi del male volontariamente; se veniva ripreso dalle insegnanti, si autopuniva battendo la testa contro il banco. Accertamenti, visite continue, esami di laboratorio, consulti presso medici e specialisti alla fine hanno stabilito che Marcello soffriva di una forma di “disarmonia evolutiva”, termine molto generico che comprendeva tutta una serie di sfaccettature. Solo dopo molti anni si è arrivati ad una più esatta definizione della sua patologia: la sindrome di Asperger.
Il basket che apre alla vita
La storia di Marcello, che oggi ha 31 anni e vive a Monza, è la dimostrazione di come l’attività sportiva rappresenti un fondamentale strumento di crescita; attraverso Special Olympics, è stato coinvolto per la prima volta, a praticare uno sport di squadra, mentre prima aveva frequentato solo corsi individuali di nuoto e tennis. Giocare a basket è stato ed è tutt’ora per Marcello un’esperienza molto positiva, sia sotto l’aspetto fisico ma soprattutto per la socialità che sviluppa con altri atleti, con e senza disabilità intellettive. Il cambiamento avvenuto in lui- prosegue la mamma – dai primi anni è stato sorprendente: ricordo i primi allenamenti e le prime partite, rimaneva in disparte, disinteressato, poco coinvolto o quasi assente. Oggi, con l’aiuto degli allenatori, dei partner e anche dei suoi compagni, Marcello si è integrato perfettamente nella squadra, arrivando ad essere un trascinatore, un regista e una sorta di leader per gli altri compagni. Certamente ci sono ancora momenti e giornate no, durante i quali tutti si adoperano per tranquillizzarlo o per redarguirlo, riportandolo ad un atteggiamento più controllato e consono alla situazione, ma i progressi sono stati notevoli, ha raggiunto traguardi – concludono i genitori – che non avremmo mai immaginato o sperato di raggiungere; tutto ciò e stato reso possibile grazie al suo coinvolgimento nello sport, che lo ha aiutato a crescere sotto ogni aspetto.