Emanuele Verdelli. “Fare il partner non è assistenza agli atleti”

Emanuele Verdelli è uno dei 17 Atleti Partner (Atleti senza disabilità intellettiva) convocati per i Giochi Mondiali Estivi Special Olympics di Los Angeles. 

Emanuele, 24 anni di Arezzo, si è avvicinato alle persone con disabilità intellettiva durante il servizio civile svolto presso l’Istituto di riabilitazione della sua città natale sede dell’All Stars, Team Special Olympics dove si allena con i suoi compagni settimanalmente. Durante questa esperienza non si è limitato al ruolo di “assistente” ma ha iniziato a fare sport con loro. Emanuele non ha nessuna formazione in ambito socio-educativo, frequenta infatti la laurea specialistica in Ingegneria Meccanica ed è già di per sé singolare come abbia deciso di fare servizio civile in questo ambito. “Mi sono avvicinato al mondo Special Olympics solo da poco, all’incirca un anno e mezzo fa, fino ad allora la percezione che avevo della disabilità intellettiva era piuttosto confusa. I miei dubbi riguardavano principalmente le modalità con le quali interfacciarsi e quindi, in generale, il rapporto che era possibile creare con loro. Immaginavo il mio “ruolo” come una sorta di tutor che doveva fornire appoggio nei diversi aspetti che riguardano l’attività sportiva. Sin da subito ho fatto ordine tra i miei pensieri, spazzando via paure e titubanze iniziali, ed in brevissimo tempo mi sono sentito perfettamente a mio agio con gli Atleti. Questo non per miei personali meriti, quanto piuttosto per la semplicità con la quale gli stessi si ponevano nei miei confronti. Emozioni forti che mi hanno portato a riflettere su come sia difficile rapportarsi a persone nuove, nella vita di tutti i giorni, riuscendo a dare un’immagine vera di se stessi. Molto spesso si è infatti portati a “filtrare” la propria persona ponendo all’attenzione degli altri solo determinati aspetti. Per le persone con disabilità intellettiva queste barriere non esistono. L’immagine che forniscono, sin dal primo momento, è priva di alcun vincolo di apparenza. La persona che ti trovi di fronte al primo incontro, in questo senso, sarà la stessa che ritroverai un mese, 1 anno o 10 anni dopo. Tutto ciò, finisce per “liberare” da qualsiasi tipo di sovrastruttura anche chi hanno di fronte, rimandando alla semplicità e alla genuinità con la quale si fanno conoscenze da bambini. Come Atleta Partner mi sono ritrovato ad essere più Atleta di quanto mi potessi aspettare. Non mi aspettavo di trovare, in senso positivo, così tanto agonismo. C’è una grande partecipazione da parte di tutti. Nel momento in cui si entra in campo ognuno è concentrato su ciò che deve fare, per questo non mi sento una figura di appoggio ma molto più semplicemente parte di una squadra dove tutti siamo posti allo stesso livello e focalizzati verso un obiettivo comune. Ho avuto la fortuna di partecipare ad una edizione dei Giochi Nazionali Estivi e ad altri eventi a livello regionale. Esperienze emozionanti e coinvolgenti che mi hanno fatto crescere, sotto tutti i punti di vista, come uomo prima che come sportivo. La grande ricchezza di questi eventi e ciò che li rende unici sta nelle persone. Non mi riferisco solo agli Atleti, la cui gioia e carica emotiva è percepibilissima, ma anche ai tecnici, organizzatori, volontari, medici e familiari. Tutti uniti per celebrare lo sport nella sua più completa accezione e per i valori che trasmette. Sport inteso come passione, integrazione e condivisione. Sono felice ed emozionato di poter vivere questa esperienza internazionale che mi vedrà impegnato nella disciplina sportiva della pallavolo unificata. Come ad ogni competizione, ce la metteremo tutta per vincere la medaglia d’oro ai Giochi Mondiali. Qualunque risultato riusciremo ad ottenere una cosa è certa, a trionfare sarà, ancora una volta, l’integrazione.

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